A PROPOSITO DI YOGHIADI - Articolo di Daniele Mascherin
Lo scorso anno ho partecipato alle Yoghiadi regionali del Veneto, vincendo le quali mi sono poi qualificato per le nazionali che si sono svolte in autunno a Roma. A questo proposito vorrei ringraziare Laura Nalin e Paolo Proietti, miei insegnanti della scuola di formazione Yoga Citra sia per l’incoraggiamento – sono loro che mi hanno proposto di gareggiare – sia per la preparazione, e vorrei condividere alcune riflessioni:
I vari "yoga" praticati nel mondo contemplano generalmente una parte ginnica funzionale alla pratica psichica (e viceversa, ma in realtà la distinzione è solo “speculativa”); e molti - seguendo una certa linea di pensiero moderna pensano che la competizione vada evitata nello yoga.
Anch’io, naturalmente mi sono posto la questione se partecipare andava bene o no. La mia conclusione è che il punto focale non è la competizione in sé e neppure il sua negazione a priori, ma l'attitudine interiore e il modo in cui si percepiscono gli altri:
Sono
dei nemici da sconfiggere per primeggiare o esseri umani che – come me - si
mettono in gioco per confrontarsi su un livello comune?
Si
dice che la competizione alimenta l’ego?
Che
dire, allora, di tutti quelli che pubblicano mille foto su Facebook in pose
sempre diverse?
Per me va bene farsi fare le foto, specialmente quando le pose riescono bene perché la bellezza parla da sé... Ovvio che una posa ben fatta non significa incarnare l'essenza di tutto quello che lo yoga ha da offrire, ma certamente è una prospettiva da cui poter osservare la propria pratica e quella degli alri, una maniera come un’altra per poter condividere le proprie esperienze. ... Così come il competere può essere di reciproco stimolo nella conoscenza di se stessi e dei propri limiti.
Oggi si rischia che lo yoga si chiuda in una pratica individualista e
troppo personale, fatta di autoesaltazioni o autocommiserazioni... Forse è più egoico tutto ciò piuttosto che mettersi in gioco e scoprire che in tutti noi
c'è una parte competitiva. È controproducente negarla in blocco, perché può
generare subdoli risentimenti... Meglio esplicitarla e imparare a rapportarsi
con essa, modulandone i tratti più critici e imparare qualcosa di nuovo...
Namasté
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