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YOGA E ARTI MARZIALI - Articolo di Simone Carbonardi

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  Basawan._Battle_of_rival_ascetics._Akbarnama,_ca._1590,_V&A_Museum Ricevendo uno splendido sprone dal settore Ginnastica Yoga CSEN sono qui a condividere il mio personale pensiero sul rapporto tra arti marziali e Yoga e su come quest'ultimo risulti, senza ombra di dubbio, un valore aggiunto ad ogni ambito di eccellenza sportiva. Partirei, per descrivere quale sia il mio punto di vista, proprio dall'idea di valore aggiunto che rispecchia quella abilità intrinseca manchevole all'interno di qualcosa che si riconosca debba essere compensata da un fattore esterno.  Dopo 27 anni nel settore Sport da Combattimento come praticante (judo, wingtjun, Muay Thai) prima, come maestro di Muay Thai e   Presidente Italiano della World Muay Federation in seguito, posso facilmente asserire che la conflittualità insita nel gesto marziale è difficilmente sublimabile nella pacificazione, motivo che ha spinto la mia consapevolezza a calcare da anni il sentiero dello Yoga. È in questo tipo d

KRISHNA, IL "CAMPIONE"

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In India il termine Malla-Yuddha , o semplicemente “wrestling” per gli anglofoni, evoca l’immagine di “ giovani uomini in perizoma, unti di olio di sesamo e senape, che si affrontano nelle fosse di fango situate nelle tradizionali palestre dette Akhara, davanti ad una moltitudine di tifosi entusiasti ” [1] . Si tratta di uno sport da combattimento brutale, senza esclusione di colpi, che richiede coraggio, forza, agilità e conoscenza dei punti vitali (i marma ). L’allenamento dei lottatori indiani – che in genere, anche se può sorprendere molti di coloro che per apprezzabile scelta etica sono vegetariani, a prescindere dagli orientamenti religiosi, sono carnivori [2] - si basa su tre diversi tipi di esercizi: -          Una specie di Yoga dinamico - assai simile agli esercizi che oggi, nelle moderne tecniche di allenamento occidentali, vengono definiti “ Natural Movement ” e “ Animal Locomotion ” - per sviluppare agilità e flessibilità; -          La pratica del “ Malla-khamba ” o

YOGA E COMPETIZIONE NELL'INDIA ANTICA

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  Nell’antica India, la competizione era sacra ed ogni occasione era buona per organizzare gare e tornei. I vincitori oltre ad essere onorati come eroi o semidei, ricevevano premi in denaro (monete d’oro, da cui, secondo gli storici indiani, l’abitudine di premiare con medaglie d’oro i vincitori delle gare sportive), cavalli, vacche, appezzamenti di terreno e, addirittura, mogli. Chiunque avesse raggiunto posizioni di prestigio nella società, compresi yogin e maestri spirituali, poteva essere sfidato in ogni momento, e pena il disonore, era obbligato a mettersi in gioco, dando prova, in pubblico, sia delle proprie abilità fisiche, sia delle qualità che all’epoca si riconoscevano in uno yogin: lealtà, coraggio, saggezza, intelligenza, erudizione ed arte oratoria. Gli “atleti-yogin” non si esibivano solo in sequenze acrobatiche o posizioni complesse, ma, al pari dei lottatori dell’epoca, si affrontavano in competizioni di Kho-Kho e Kabbadi. Kho-Kho e Kabbadi sono due antichissimi spo